In pochi giorni il ritorno alla civiltà

non conta la nazionalità od il gruppo di appartenenza, vogliamo solo scendere rapidamente ed in sicurezza verso quote e temperature più favorevoli. Mi dirigo come primo verso le corde fisse, per 45 minuti procediamo nel vento che urla ogni attimo, di tanto in tanto mi volto poiché credo mi chiamino, sono invece tutti curvi ed anche loro sordi ad ogni richiamo.
Arriviamo alle fisse, mi aggancio ed inizio a calare, un semplice moschettone con un cordino per garantirmi in caso di volo e poi attorciglio la corda sul braccio; uso il tutone come freno discensore ed inizio rapidamente a scendere. Gli amici mi seguono, alcune volte siamo sbilanciati dalle raffiche, altre volte dobbiamo rallentare a causa della maggiore pendenza. I ramponi artigliano il ghiaccio e le piccozze provocano ferite nel blu congelato.
Verso la meta' della discesa una corda non è utilizzabile, uno strato di neve, già duro come la pietra, l’ha prima ricoperta e poi immobilizzata; mi scollego, scendo con cautela e poco più sotto con l’ausilio di un chiodo e di un picchetto riprendo una discesa sicura. In questo procedere è considerato sicuro tutto ciò che, in caso di caduta, evita un volo con pericolose conseguenze. Io non cado, utilizzo gli ultimi rimasugli di adrenalina ed alle 1330 siamo sul pianoro. Ormai il peggio è passato ed anche il vento, stufo di perseguitarci, ci lascia procedere con tranquillità. Alle 1400 sorseggiamo il te' nel luogo dell’ex campo1.
Il sole scalda, la gioia ci pervade ed è il momento per assaporare la vetta: ebbene sì, abbiamo scalato una montagna, certamente non tecnicamente difficile, ma ardua per la sua collocazione nei pressi del Polo Sud.
Dissotterriamo le slitte e ripartiamo verso il base, sono oltre cinque ore di cammino per gli appiedati; io, bill, cristina e ulli siamo graziati dagli sci, in poche ore saremo al campo.
Montiamo la tenda ed attendiamo con pazienza, dovranno passare altre 36 ore prima che il twin otter possa venire a prenderci. Durante il volo verso Patriot avrò modo di osservare a lungo la catena del Vinson, è nuovamente notte e seppur con la luce, le ombre ammorbidiscono i rilievi.
Alle 0340 del 7 arrivo all’attendamento dell’Ale. Ci accolgono con calore, complimentandosi per la nostra perseveranza, noi siamo solo interessati alla notizia dell’arrivo dell’Ilyushin dal continente: non ci accontentano. Il cross wind sulla pista ha valori ancora troppo alti, dovremo attendere.
Le due giornate seguenti passano tra mugugni, caffè della famosa “pompadibicicletta” e grandi partite a solitario……svolte in comunità. Nella notte del 9 gennaio, l’urlo lacerante dei quattro reattori ci sveglia, la navicella salvatrice sta scivolando sul ghiaccio della pista di atterraggio, tentando di ridurre seppur lentamente, la sua velocità di scorrimento.
Smontiamo le tende tra urla di gioia e schiamazzi organizzativi, da questo momento inizia un percorso che in circa 48 ore mi porterà dal continente Antartico, freddo e distante, al calore della mia casa.
Patriot Hills, Punta Arenas, Santiago, Buenos Aires, Roma, Milano e casa! Non mancano gli incidenti di percorso: a Santiago 334 dollari di extra bagaglio, a linate niente bagaglio!
Gli scioperi di Roma non ci permettono di andare a casa con il materiale.
Arriverà tutto nei giorni successivi, a positiva conclusione di un viaggio bellissimo, in un continente veramente sfidante, per scalare una montagna della quale conserverò un ricordo orgoglioso.

Al termine del mio racconto, sesta esperienza del mio giro del mondo per le vette dei continenti, desidero che rimanga “perenne” il mio ringraziamento a tutti Voi: siete coloro che mi hanno sostenuto giornalmente.
Desidero ringraziare anche gli amici che, seppur dubbiosi, hanno deciso di investire denaro per aiutarmi: Fabio e la True Star\Secure Bag, Corporate Aircraft, NewJet International e la sezione di Bergamo del ClubAlpinoItaliano. Speriamo continuino a farlo, ormai manca solo la Carstenz…………, speriamo che resista anche Sergio, creatore e curatore del blog.
Last but not least il mio pensiero va a tutti coloro che mi vogliono bene, sono molti ma alcune mi amano talmente tanto che fingono di essere felici quando parto, il distacco è sempre doloroso, ma il ritorno è fantastico.
GRAZIE GRAZIE e ARRIVEDERCI